di Elisa Mauro
È musica protetta. Musica vanesia, e anche per questo indispensabile. Musica che racconta un giorno che non ritorna. È la musica del nuovo attesissimo singolo di Marco Ancona intitolato Dentro lei che dorme e disponibile da oggi su Spotify e sui canali di vendita digitali.
Come il singolo che lo ha preceduto, La Rivoluzione, già premiato al Roma Videoclip Indie, il brano è prodotto da NOS Records e distribuito in esclusiva da Believe Music.

Marco Ancona, artista molto produttivo nel fertile terreno underground, richiama alla luce la malversazione di un ego millenario che si trascina da uomo a uomo per ricordare a sé stesso che niente si distrugge nel pensiero e nel ricordo. Un dolore che è traccia di altri milioni di dolori messi insieme a suonare con chitarre distorte e riff in continuo dialogo tra loro.
La sua storia musicale non è scritta ieri. Attivo dalla seconda metà degli anni Novanta, il musicista salentino, storico nome dell’alternative rock, ha dato vita a Bludinvidia, Amerigo Verardi & Marco Ancona, Fonokit, tutti progetti molto apprezzati dalla critica e premiati dal pubblico, con i quali ha pubblicato diversi lavori discografici e tenuto innumerevoli concerti.
Numerosissime sono anche le collaborazioni con importanti artisti della scena musicale italiana comparendo su più di 60 pubblicazioni nelle vesti di cantante, autore, strumentista e produttore.
Dal freakbeat alle ballads, sentire Marco Ancona, il suo nuovo percorso solitario – ma non per questo solo – partito più di quattro anni fa e in procinto nei prossimi mesi di raggiungere il suo apice con la pubblicazione di un intero album, è sentire una narrazione fuori dal coro, e per questo ancora più reale.
La nuova release Dentro lei che dorme che anticipa l’uscita dell’album prodotto in collaborazione con altri artisti, Mimmo Pesare, autore del progetto Ninotchka, e Carlo Chicco, giornalista, dj e conduttore radiofonico, è carico di dolcezza amara, per gli intenditori di un certo tipo di suono maestro, un chiaro appello alla propria verità.
Cosa ci racconti di lui, Marco?
È un brano che parla del concetto di lontananza forzata e lo spunto è venuto dalla lettura casuale di un articolo in cui si parlava de l’entrare dentro i sogni degli altri.
Quando lo hai scritto?
Molto banalmente durante il primo lockdown.
A cosa è servito il silenzio di tutti questi anni?
Secondo me a farci riflettere, sia nella tragedia che al netto della stessa.
È prossima la nuova uscita discografica. Non vediamo l’ora di ascoltare il racconto per intero. Cosa dobbiamo aspettarci?
Una raccolta di canzoni molto personale, scritta e prodotta per la prima volta in vita mia senza dei partner artistici intesi anche semplicemente come confronto. D’altronde sarà il mio primo prodotto totalmente in solo, direi senza alcun filtro.
Quando resta solo il nome, Per le strade di nessuno, La rivoluzione con Francesca Romana e poi, adesso, Dentro lei che dorme, sono le prime quattro tracce di un percorso partito quattro anni fa che mira a ridare dignità e potere a una parola massacrata, violentata, che con te sembra riavere il giusto merito. E quella parola è rock. È stato difficile non tradirlo mai?
Assolutamente non è questo il punto, quello è il mio umore e così so scrivere. Scrivo canzoni da quando ero adolescente e non ho mai pensato al genere di brani da scrivere.
Mi spiego meglio: anche se mi sono venute a nausea le chitarre iper-distorte, non è quello che fa il rock, il rock è semplicemente un linguaggio “non innocuo”, mediamente destabilizzante.
In questa mia esperienza da solista volevo fare a meno di sonorità più noise – rispetto al passato – ma alla fine il risultato è lo stesso e mi ha fatto comprendere che la chiave è nella scrittura dei brani.
Continuo comunque a non andare di moda in questo decennio.