I protagonisti di Sudarìa: intervista a Giorgio Consoli

di Silvio Nocera

Se dovessi scegliere tre parole con cui identificare il mio disco userei nudità, specchio e femmina”. Comincia così l’intervista a Giorgio Consoli, attore, performer teatrale, musicista e anima della band Leitmotiv con quattro dischi all’attivo, tarantino formatosi alla scuola del Piccolo teatro di Milano assieme a Luca Roncone, autore di Coralli cotti a colazione (Diga Records) e ospite di Sudarìa – Venti dal Sud il prossimo 15 settembre alle 20.30 presso la Rotonda a Mare di Senigallia

Perché quelle tre parole?

Si tratta di un disco nudo perché l’ho scritto guardandomi allo specchio, mettendomi senza vestiti, orpelli e maschere di fronte a me stesso. Congiuntamente è anche un’opera specchio, che consente di osservarmi e specchiarmi attraverso  della realtà che mi attornia.

E poi è anche femmina, non solo perché narra le vicende di diverse protagoniste femminili, ma perché in esso ho riversato e messo in evidenza la mia parte femminile. L’ho praticamente vestito da donna, lasciando che prendesse spazio e vita un’altra parte di me. È un’opera con cui conduco delle riflessioni e traccio il bilancio di questi anni di vita e che ho realizzato scrivendo durante il periodo di lockdown.

Coralli cotti a colazione non è un’opera semplice e non è nemmeno un disco propriamente inteso.

In effetti si tratta della cosiddetta spoken music, la musica parlata. È un filone molto caro per me che serbo una passione per i poeti beat. Artisti come John Giorno, Ferlinghetti, Gregory Corso che utilizzavamo molto il linguaggio e le tecniche dei testi decantati. Coralli Cotti a Colazione contiene 24 tracce di testi declamati sulle musiche composte da Simone Solidoro che seguono una struttura che va letteralmente dal basso verso l’alto, che parte dalle pozzanghere, passa per gli specchi, sale sulle mongolfiere e tocca le costellazioni. Si tratta di ancore presenti nell’album e che guidano l’ascoltatore in un percorso fatto di parole e riflessioni personali che ha anche un valore e una valenza politica.

In che senso?

L’opera contiene alcune tracce di vera e propria denuncia come Immunnezz, ma è il titolo a racchiuderne il senso politico. È un titolo venuto successivamente e che ha sostituito quello che pensavo di attribuirgli quasi fino all’ultimo, La bellezza disarma (titolo di una delle tracce dell’album). Poi la musicalità della perifrasi coralli cotti a colazione, contenuta anche nel brano Scatola nera golden memory, mi ha rapito. Mi è parsa evocare quel qualcosa di impalpabile che incarna la bellezza e che denuncia al tempo stesso la mercificazione cui la sottoponiamo. 

Spiegati meglio.

Identifico nei coralli l’emblema della bellezza del creato. Una bellezza che deturpiamo giorno dopo giorno calpestando il pianeta che ci ospita, cuocendo queste meravigliose forme di vita marine che stanno ormai scomparendo e che vengono svendute come nel menu di una colazione economica che potresti scegliere in un qualsiasi bar di un qualsiasi luogo, dove la roba viene data via a buon mercato e senza pensaci troppo su, mercificando quanto di più bello esista in Natura, almeno per me.  

Riavvolgiamo il nastro: componimento introspettivo, politico, estetico. Ma qual è la vera novità di Coralli Cotti a Colazione?

Te lo dico in una battuta: ho cercato di stravolgere la relazione tra il significato e il significante. 

Che cosa significa?

Per la prima volta il contenuto ha avuto la stessa dignità, se non ancora più importante, dell’orchestrazione. Tutto è successo durante il periodo di distanziamento sociale imposto: nel confino della mia campagna, ho ripreso a scrivere testi di varia natura, anche in considerazione del fatto che sono un autore di canzoni. Riguardandoli mi è venuta l’idea di leggerli ad alta voce e mi sono accorto che non erano esattamente adatti alla melodizzazione.

La mia idea era quella di realizzare un’opera di spoken music. Nel frattempo lo Studio Gaudio, impresa discografica con oltre venti anni di esperienza, aveva appena aperto una nuova etichetta. Ci siamo parlati, si sono innamorati del progetto e abbiamo cominciato a lavorarci su. Si trattava di trovare un musicista che componesse musiche ad hoc per i miei testi recitati. La chiave di volta è stata l’incontro con Simone Solidoro, in arte Sol.

Lui ha ascoltato i testi recitati e abbiamo realizzato un percorso produttivo inverso: anziché partire dalle musiche, lo abbiamo fatto dalla voce. Ne è uscita fuori questa piccola opera che gioca sul concetto di disco parlante. Una sorta di racconto filtrato dalla musica che vuole essere un audio libro matto. La novità è che per la prima volta il contenuto, la parola, ha avuto un ruolo davvero preminente.

La Parola, le parole sono le tue vere protagoniste?

Lo diventano grazie al ruolo principe che ho dato alla voce come strumento di armonia ed evocazione. 

Quasi a dire, traslando uno dei capisaldi degli studi sulla comunicazione, che mai come questa volta il medium è anche il messaggio… 

In effetti è così: la voce non rappresenta solo il mezzo, ma incarna anche il contenuto. È il viatico attraverso cui conduco l’ascoltatore in un mondo di senso e di sensi che scaturiscono da esperienze del tutto personali, ma in cui invito chi ascolta ad entrare, spronandolo ad abbandonarsi ai suoni, alle rime, alle assonanze, alle associazioni di idee.

Se Coralli cotti a colazione può risultare un’opera corposa, pastosa, cerco di fare in modo che l’ascoltatore si possa perdere tra versi e parole che risultano molto densi, talmente densi da arrivarti in faccia come uno schiaffo. È un approccio quasi irrazionale, poco semantico in verità, che mira a sollevare i sensi e a puntare alla “pancia”, lasciando che chi ascolta possa smarrirsi tra i suoni e le loro corrispondenze.

È un’opera che mi è costata molto, in termini di fatica emotiva prima che testuale, perché non scende a patti. È lo specchio impietoso che ho costruito per mettermi a nudo e per trasportare il mio pubblico nel mio mondo. E, ogni volta che lo porto in spettacolo, rivivo certe sensazioni con la stessa intensità della prima volta: in questo senso è figlio di un percorso interiore ancora in atto che continua a svilupparsi.  

Una sorta di patto di collaborazione tra autore e ascoltatori.

Esattamente. Coralli cotti a colazione è una sorta di motore funzionale a costruire una relazione forte tra autore e ascoltatori. Io ci metto il mio fornendo un’impronta e da quella impronta scaturisce l’esperienza sonora ed emotiva di chi ascolta, facendo sua la mia opera, piegandola alle proprie esperienze e al proprio mondo interiore in una sorta di ricostruzione di un significato che non può prescindere da un significante – voce e toanlità – ogni volta diverso nelle mie interpretazioni.

In questo senso si tratta di un’opera in evoluzione, in continuo fieri, che si rigenera nelle orecchie di chi vi assiste, presentando sempre tratti di novità. 

In sostanza un genere che esce fuori dal mainstream.

Direi di si. Più che un invito all’esplorazione. E nonostante le vendite zoppichino, mi ritengo comunque soddisfatto: è come se avessi aperto la porta di casa mia. Ogni esploratore è benvenuto ed è invitato a deporre le proprie maschere per ritrovare, attraverso questa mia casa, il senso di sé.  


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