Corpi celesti che volano continuamente sulla nostra testa. Sono miliardi, o come si preferisce dire oggi, bilioni. Sono comete, asteroidi, stelle, vivai di pianeti e detriti rocciosi, meteore, protopianeti, pianeti nani, oggetti transnettuniani, centauri e chissà cos’altro. Tutto questo si muove intorno a noi e circola per il sistema solare instancabilmente tra distanze più o meno variabili dal nostro emisfero, dal Sole e dalla luna. Ognuno di loro ha una storia millenaria, una forma, un carattere e una composizione materica tutti da scoprire.

Cerere è stato il primo asteroide scoperto dai terrestri. Al 1801 risale la sua scoperta da cui proviene anche l’ipotesi, poi confermata negli anni ’80, che oltre al Sistema solare esista la cosiddetta Fascia di Kuiper dove convivono – sembrerebbe in armonia – migliaia di corpi celesti gelidi e massicci. Cerere, ad esempio, custodisce come il bene più prezioso un ghiacciaio profondo di acqua salata.
A un certo punto della nostra storia, sono gli anni Novanta all’incirca, il fare scientifico si concentra su questi piccoli elementi volanti, gli small bodies, che gravitano su di noi. Perché il desiderio di scoperta e di approfondimento di questi corpi all’apparenza innocui? Per paura che potessero scagliarsi contro la Terra, ovviamente, e disintegrarla o porre fine all’umanità.
Fu nel 1998 che il Minor Planet Center, presso lo Smithsonian Astrophysical Observatory (SAO) di Cambridge, lanciò un comunicato allarmante sulla eventualità di una collisione con la Terra da parte di un asteroide. La NASA si affrettò a rigettare l’allarme con nuovi studi effettuati in gran fretta che evidenziarono che il corpo si sarebbe trovato a una distanza di 960 mila chilometri dalla Terra, quindi di fatto per nulla pericoloso.
Ma il pericolo, in realtà, non si arresta e l’attenzione è ormai massima. Questo è dovuto al fatto che ancora poco si sa del nostro Sistema solare che è grande almeno 50.000 volte la distanza che c’è tra Terra e Sole.
La bellezza di queste scoperte che giorno dopo giorno si intensificano è data da quanto sia splendido alzare lo sguardo e immaginare queste creature volanti libere di muoversi e di guardarci. Tra loro c’è un oggetto che è stato soprannominato il Visitatore, anche se si chiama scientificamente ‘Oumuamua. È un asteroide e possiede una superficie riflettente con camini che sputano gas. La sua forma è schiacciata e sembra un grosso piano concentrico di 805 km che pare provenga da qualche altra parte rispetto al nostro Sistema solare. Ecco perché il Visitatore.
I centauri, invece, sono un po’ cometa un po’ asteroide, e si muovono indiscreti come mine vaganti in mezzo agli altri abitanti di questa variegata comunità interstellare. Le comete, più propriamente, hanno una superficie ricoperta di buchi da cui sprigionano i fumi acquei. Si è scoperto di recente che in alcuni casi possono contenere anche composti organici. Questo è sorprendente se si pensa che è solo un corpo celeste composto da frammenti di rocce e gas.

Gli oggetti transnettuniani sono circa 4.000, di quelli accertati, e in molti casi, si è scoperto, essere dotati persino di una propria luna.
Esiste in cielo anche Bennu, uno degli asteroidi più famosi, la cui superficie è fatta di croste bruciate, molto probabilmente a causa di una irregolare esposizione solare. Nel 2016 è stata lanciata una sonda che ha permesso di studiare la sua superficie scrutandone il terreno. È importantissimo, ci dicono gli studiosi della University of Arizona, mantenere alta l’attenzione su Bennu, perché tramite questi studi scientifici di rilevazione possiamo comprendere di più sulla nascita della vita sul nostro pianeta.
L’asteroide infatti risale all’epoca della formazione del Sistema solare, ormai più di 4,5 miliardi di anni fa. Il carbonio in esso presente è un elemento che solidifica la memoria del corpo, il ricordo che ha della genesi della vita terrestre. Ma non solo cose buone, Bennu è anche una grandissima minaccia. Si prevede una collisione con la Terra tra il 2175 e il 2199.
I corpi celesti sono minacce di morte e speranza di vita allo stesso tempo. Riescono a sintetizzare l’immensità. In questi giorni si parla di una bellissimo cortometraggio trasmesso da Apple Tv+ diretto dallo story artist Joe Mateo e intitolato Blush.
Blush è la storia di un astronauta che vaga in modo solitario per il sistema solare e in seguito a un atterraggio fortunato su uno small body, un piccolo corpo celeste o un pianeta nano, incontra un’aliena che lo (e ci) farà subito innamorare. Una bellissima storia che parte dal cielo per spiegare la speranza tutta compressa nei loro interplanetari cuori.
[Redazione]