Un grande omaggio al regista italiano più amato al mondo: Federico Fellini. MoMa di New York (Museum of Modern Art) e Cinecittà sposano il sentire comune e dedicano una retrospettiva che porterà oltreoceano sul grande schermo i restauri di tutte le sue pellicole, ben 21, in 4K, uno degli standard di figurazione più innovati di cinema e tv digitali, insieme a tre cortometraggi di preziosa rarità.
La programmazione è prevista per il periodo che va dal 1 al 12 dicembre e tramite questa iniziativa centinaia di ragazzi, insieme al suo pubblico, potranno vedere per la prima volta i capolavori del regista sognatore scomparso nel 1993, grande appassionato di fumetti e padre di un genere di narrazione cinematografica immersiva e poetica, tanto da diventare aggettivo: felliniano.
Da Luci del varietà a Vitelloni e Città delle donne, da 8 e 1/2 alla Dolce Vita ogni singola proiezione avrà il potere di immergere lo spettatore in un mondo stravagante, fantasioso e carnevalesco proprio come voleva rappresentarlo il regista riminese.
Tutte le pellicole in programmazione sono il risultato di anni di restauro compiuto ad opera di Cinecittà, Cineteca di Bologna in collaborazione con Cineteca Nazionale, Rialto Pictures, L’immagine Ritrovata e la Film Foundation.
Questo incredibile omaggio dedicato a una delle icone più preziose del nostro patrimonio culturale e artistico è organizzato da La Frances Hui (del Museo americano) e da Camilla Cormanni e Paola Ruggiero per Cinecittà. Ha annunciato Hui: con questa retrospettiva «il pubblico avrà l’opportunità di vedere questi film per la prima volta sul grande schermo e siamo onorati di presentare questa rassegna con Cinecittà, l’iconico studio cinematografico di Roma dove Fellini girò quasi tutti i suoi film».
Figlio di un rappresentante di dolciumi e liquori e di una casalinga, Federico Fellini sin da piccolissimo è innamorato di Little Nemo, il personaggio animato di Winsor McCay. Con lui scopre un mondo di immaginazione e sogni che lo rendono prima di tutto un visionario, uno scrutatore di altri mondi su cui edificherà il suo impero artistico e la sua voglia incessante di mostrarcelo.

Vuole fare l’illustratore, poi il giornalista, anche lo speaker radiofonico e l’autore di programmi satirici ma a Roma scopre la sua luce e capisce di volerne fare qualcosa di più di questo. Si appassiona alla mente umana grazie a e alla sue teorie sulla psicologia del profondo e capisce che anche attraverso di esse può costituire dei percorsi narrativi rivoluzionari che fino a quel momento erano appannaggio della sola esclusiva realtà.
Una egemonia che valeva giusto il senso del dovere, dello studio, dell’apprendistato con Rossellini. Poi, però, è con la maturità che ci si lancia nel vuoto, nella piena individualità e nella sovversione. Così fu anche per un regista come lui che intanto girava il suo primo film: Luci del varietà. Da lì a poco sarebbe diventato il regista di 8 e 1/2 e di altri capolavori. La critica era inarrestabile. Tutti lo adoravano. Il mondo imparava a conoscerlo e ad apprezzarlo. Il pubblico a capirlo e a lasciarsi sorprendere come in un gioco di ruoli in cui si sa già che tutto deve essere fantasia.
[Redazione]