Mattarella-bis: l’alba della Terza Repubblica

di Silvio Nocera

Con la rielezione di Sergio Mattarella per un secondo mandato, viene posta una pietra tombale su quella Seconda Repubblica sorta dalle ceneri di Mani Pulite e mai realmente portata a compimento, ma vissuta e agita ora da una parte, ora dall’altra, come un’arma da puntare verso il nemico: il paradigma del contro (liberali contro komunisti, magistratura contro politica) e di un conflitto perenne e perennemente fomentato per inseguire sogni di gloria, utopie, chimere ad personam che hanno bloccato l’Italia per 20 anni tra processi, ripicche, veti e contro-veti. Un Paese che ha fatto inquietanti passi indietro su tutti i più importanti terreni di gioco, a partire dalle politiche industriali per passare a quelle energetiche e tecnologiche.

Un vero disastro 

Non era bastata la Caporetto del secondo mandato elemosinato a Giorgio Napolitano che aveva umiliato tutti i partiti dall’aula di Montecitorio. Oggi ci troviamo ancora lì, con un’Italia di fatto commissariata a causa dell’inadeguatezza, dell’arroganza e della totale incapacità di tutti i leader di partito e delle loro creature ormai allo sbaraglio. Creature orfane di un bipolarismo mai diventato maturo e definitivamente sconquassato dalla comparsa del Movimento Cinque Stelle: un proto-partito anch’esso figlio dei madornali errori compiuti e della loro sfacciata autoreferenzialità di fronte a una Piazza che li ha ripagati con un vaffa collettivo consegnato alle urne. Quindi investito di tutto il potere della rappresentanza democratica. Di questo dobbiamo ringraziare tutti i leaderini che ancora occupano il Parlamento e i centri di potere dei partiti, ormai diventati corpi vuoti e deprivati, essi si, del loro fondamentale ruolo di rappresentanza e di cerniera con il Sistema-Paese. 

Sono quei partiti che escono polverizzati dal passaggio cruciale per l’elezione del Capo dello Stato. Sono loro che hanno delegittimato se stessi, fin quasi alla loro ragion d’essere, piazzando una bomba a orologeria sotto la democrazia rappresentativa e aprendo la via a un semi-presidenzialismo de facto su cui è necessario aprire un confronto al riparo da posizioni ideologiche. 

Risultati

1. UE

Vince lo status quo, benedetto da parlamentari in cerca di case nuove, dall’Unione Europea, e dai mercati finanziari che, ormai da giorni, attraverso pizzini, veline, interviste, inviavano messaggi chiari come il sole. Con Mattarella che non si scomoda nemmeno a ricevere i segretari di partito cui ha fa riferire di passare per Draghi, suo unico vero interlocutore in questo epilogo in cui il grande gesuita torna ad occupare una posizione centrale e di forza. Schiaffoni per tutti.

2. Vinti e stravinte

Non sfugge agli occhi degli analisti e a quelli dei profani la crassa ignoranza e scorrettezza istituzionale dimostrata dagli attori di questa commedia dell’arte e i biechi tentativi di intestarsi eventuali vittorie di Pirro per meri calcoli elettorali; così come non sfugge l’inesistente cultura istituzionale dei molti, ivi compresa la Presidente del Senato che, rimasta infelicemente a presiedere lo spoglio di una votazione di cui era protagonista, una volta sacrificata in aula, avrebbe dovuto immediatamente rassegnare le proprie dimissioni.

3. A pezzi

Appare palese l’implosione delle coalizioni, di alcuni partiti (Lega e M5S in testa) e delle loro velleità maggioritarie con la frantumazione del centrodestra e con i mille rivoli del centro-sinistra. Anche il terzo grande attore in gioco, il Movimento Cinque Stelle ne esce a pezzi per la gioia di Luigi di Maio, ormai libero di guidare la remontada nel Movimento. Le sue dichiarazioni in merito sono la prova della resa dei Conte e fanno eco a quelle del fu verde Giorgetti.

4. I gemiti della Terza Repubblica

Appare all’orizzonte la travagliata nascita della Terza Repubblica, i cui pilastri saranno una riforma della legge elettorale in senso proporzionale, la riconfigurazione dell’arco parlamentare con i collegi ridisegnati e la riemersione di un polo centrista (per la verità mai morto) ispirato al Partito Polare Europeo. E con l’aurora di questa Terza Repubblica appare anche l’alba di riforme sostanziali (dicasi anche costituzionali) cui nessuno si potrà più sottrarre.

5. Lo schema Ursula

Viene riconfermato il cosiddetto schema Ursula, ossia quell’accordo che ha consentito l’elezione dell’attuale Presidente della Commissione Europea, la cui ratio è isolare le ali (e le sensibilità) più estreme (o percepite come tali) dell’arco parlamentare. Due nomi per tutti, Giorgia Meloni e Matteo Salvini che dovrebbero fermarsi a riflettere se il gioco degli specchi condotto in questi giorni non fosse un trappolone ben congegnato per estrometterli dalle stanze dei bottoni. Con una differenza: se Salvini ha dimostrato tutta la sua palese incapacità ed è al tempo stesso sconfitto e capro espiatorio di questi giorni, Meloni – che, a torto o a ragione, è una guerriera – fedele e coerente alla propria linea, verrà ripagata alle prossime politiche.

Nel frattempo, quella parte del Paese reale che ha la fortuna di non dover lottare con la povertà e il cruccio di come mettere insieme pranzo e cena, infischiandosene altamente di minuetti, canti e controcanti che nulla valgono a risolvere problemi pratici, ha assistito disgustata a questo raccapricciante e subìto show di horrorpolitik. Traendone una sola conclusione: la delegittimazione assoluta che toglie ogni diritto di parola ai cosiddetti rappresentanti del popolo. Oggi più che mai abili a rappresentare solo i loro interessi e le loro squallide ambizioni da cortile. 

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