Una fusione, un riassemblaggio, il chiaro tentativo di unire ciò che un dio poco accorto aveva in origine separato. Molto probabilmente. Scocca la mezzanotte e l’anno duemila è arrivato. Insieme al nuovo millennio, e ai vani tentativi di pulizia dei Maya, i Radiohead pubblicano a stretto giro due album: Kid A (2000) e Amnesiac (2001). Entrambi i lavori vantano un approccio diverso rispetto al passato, ma sembrano vicinissimi, l’uno la contaminazione dell’altro, il successivo il prolungamento sonico del precedente.
In questi due album le sperimentazioni superano i tecnicismi e la voglia di dimostrarsi a capo di qualcosa ha la meglio rispetto a tutto il resto. Ma la musica è la vera regina e i Radiohead non possono farne a meno anche se i rapporti tra membri scricchiolano e le tensioni aumentano.
Da qualche parte del passato oggi tornano ad echeggiare gli album storici, il due-uno che ritorna uno-due, con l’unico Kid A Mnsesia (XL Recordings) che fa rivivere l’idea primordiale del caos. Un caos progressive, limpido anche se scuro, utopistico eppur nostalgico. Qualcosa dentro cui i Radiohead non fanno che immergerci per scatenare i sentimenti più sinceri che riusciamo a provare. E questo ogni volta che il periodo del loro silenzio supera quello in cui suonano.
La nuova colossale unione esce in triplice versione di CD/LP/cassette con la riedizione del complesso meccanismo in libro più mega esibizione digitale: Kid A Mnesia Exhibition.
In questo autocelebrativo rinnovo di voti nuziali i due album si scambiano a vicenda il fiato di cui sono composti dando voce a un coro nuovo, quasi inedito. Non troppo numeroso, a dir la verità, ma che prende finalmente vita. Come Follow me around, già conosciuta da tutti i fan del mondo dal 1998 tramite la colonna sonora del documentario Meeting People is easy di Grant Gee dedicato al tour mondiale dei Radiohead sulla promozione del loro terzo e più celebrato album OK Computer.
Tra outtakes, rivisitazioni e directory cuts c’è una novità: If you say the word, o C minor song, un brano diluito, onirico, dove il vento è spiegazzato come una fisarmonica e la voce di Thom Yorke torna a essere un toccasana per gli stanchi eroi dei nostri tempi. Ci sono ancora Fog e tre brani intitolati Untitled.
L’irriducibile Stanley Donwood, conosciuto come il biografo e illustratore ufficiale della band inglese, in concomitanza con l’uscita dell’album concede ai fan, in aggiunta alla musica, due libri: l’art book Kid A Mnesia e Fear stalks the land entrambi carichi di interessanti spunti creativi e di allegre chiacchierate fra due vecchi amici, Thom e Stanley.

I Radiohead ci hanno abituato sin da subito ai loro moti rivoluzionari interni. Già con Dead Air Space, il blog semiserio che hanno fondato per comunicare direttamente le impressioni artistiche dei componenti, avevamo compreso il desiderio di sconvolgere alcuni assetti del sistema discografico, anche se con qualche perplessità. In esso proclamarono l’uscita di In Rainbows (2007).
Dopo quattro anni dal disco Hail to the Thief con In Rainbows la band progressive inglese consacrò la fine del rapporto con l’etichetta EMI decidendo così di cambiare totalmente costume, marketing e management e di vendere personalmente, tramite il loro sito, le copie dell’album. In questa occasione Thom York rivelò a un giornalista: «È un piacere perverso dire fuck you al modello di business delle case discografiche». Un modo di mandare a quel paese senza farlo, perché poco dopo il disco venne pubblicato su CD e venduto tramite la consueta girandola distributiva delle major. Ed ebbe comunque un gran successo. A dimostrare che non è detto che un circuito ne penalizzi un altro concorrente.
Con i Radiohead non sono mai lontani i tempi passati, né le one hits wonder degli ultimi barlumi dei ‘90 (Creep / Paranoid Android). Ogni loro psichedelica ambizione è tesa a influenzare la scena musicale mondiale. Ma non solo. I Radiohead fanno sul serio perché sono da sempre impegnati nelle lotte di potere e di sopraffazione.
Come dimostra il loro nuovo lavoro, Kid A Mnsesia, uscito agli inizi di novembre di quest’anno, anche nel silenzio, la band dell’Oxfordshire sa offrire riproposizioni di sé comunque originali e meritevoli di parole. E le nostre sono queste.
[Redazione]
Eroi ❤
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