[di Paolo Romano]
Da qualche mese si rinnova un curioso fenomeno di chimica culturale. C’è un cortometraggio tutto italiano, che con potenza visionaria e disarmante attualità prende di petto il tema delle violenze domestiche contro le donne in tempo di lockdown. Si chiama Aria ed è stato scritto ed interpretato da Barbara Sirotti, diretto da Brace Beltempo con le musiche originali di Enrico Merlin.

Sì, ma la curiosità del fenomeno dov’è? Sta qui: Aria, come una specie di Re Mida, in qualunque Festival viene presentato vince tutto a mani basse. Tre premi a Los Angeles, agli Independent Short Awards, come miglior attrice, migliore protagonista e miglior colonna sonora; un’altra manciata di premi tra New York, Londra, New Jersey, Londra, Parigi, Praga, Singapore e una locandina che oramai ha più stellette e decorazioni della divisa del generale Figiuolo. La motivazione è piuttosto semplice, a ben guardare: è un gran bel corto, fatto con una cura artigiana dimenticata nelle mega produzioni cui siamo anestetizzati.
Come si fa a raccontare in meno di tre minuti la percezione soffocante e dolorosa di veder la vita sbriciolarsi davanti ai propri occhi? Quale linguaggio può efficacemente descrivere la forza contro il diritto? C’è una donna seduta sull’uscio, ha un bicchiere di vino rosso in mano, veste solo di una larga camicia gualcita e il mascara colato fino alla deformazione espressionistica del viso; una persona che diventa personaggio e poi maschera. È una casa, come tante, dove è passato l’amore e ha lasciato il posto a spigoli di tavoli dove spingere, dove gli abbracci a pelli profumate sono trasumanati nell’abisso di capelli tirati dietro la nuca, fino quasi a spezzare il collo. Non c’è neanche più posto per le liturgie didascaliche di copioni retorici, ma parole che rimbalzano nello spazio, alla ricerca di un qualunque lessema dotato di senso.
Ecco, Barbara Sirotti con Beltempo e Merlin scelgono l’unica strada possibile, quella più pericolosa: la sinestesia. Una scelta che porta immediatamente lo spettatore in una dimensione altra, dove il racconto è costruito a partire dalle percezioni dei colori, dei suoni, delle parole, con le immagini che si sovrappongono e si confondono in un indefinito spazio intimo. I colori dominanti sono il rosso e il blu, che combinati determinano il viola e, senza rievocare le complesse teorie semiologiche dei colori, è noto che se il rosso è l’espressione di un bisogno di agire pulsionale e il blu quella del bisogno primario di essere in pace, il viola, che dai due scaturisce, è una tinta che partecipa della natura dei primi due superandone l’apparente conflitto: agire per trovare la pace, che è precipuamente l’obiettivo della protagonista e della sua ricerca di “aria”.
Simultaneamente, come si diceva, il tema ideato da Enrico Merlin è un solo guitar costruito su riverberi e ritardi, note che si allungano nello spazio quasi a cercare l’identità in un “canone”, nella ricostruzione di possibili nuove cellule melodiche, così definendo il suono nella sua “quarta” dimensione: la profondità, una ricerca da sempre cara al musicista (e musicologo) trentino. E l’allungamento nello spazio di quei delay così evidenziati è il vero compagno di viaggio delle parole del testo di Sirotti.
È solo da questa fusione che può nascere un racconto evocativo, ma concreto, con continui correlativi a significati oltre lo schermo, in modo da sbalzare fin dai primi secondi lo spettatore nell’angustia di quelle pareti e in qualche modo chiamandone in causa la sensibilità e le competenze.
Diciamoci la verità, in pochissimi in Italia ne abbiamo sentito parlare, eppure dovremmo andar piuttosto fieri di avere in casa una realizzazione originale su una questione come quella della violenza sulle donne che gonfia le cronache di media d’ogni specie e tipo. Si tratta di un prodotto che se la Rai avesse mantenuto la sua vocazione sociale si sarebbe accaparrata dopo un secondo e che il Dipartimento delle pari opportunità avrebbe chiesto venisse visto e discusso in ogni scuola superiore. Hai visto mai. Ma tant’è, lo si fa in altri paralleli del mondo e tanto sembra – giustamente – bastare e inorgoglire chi ha partecipato al progetto.
Aria/Air | A long short film
Regia/Dop: Brace Beltempo
Scritto e interpretato da Barbara Sirotti
Musiche inedite “Air Main Theme” di Enrico Merlin.