La Terra ha troppo caldo: come proteggerla e difenderla ancora

La terra ha caldo. Caldo da morire. Ogni anno, ogni stagione è sempre peggio. Ma c’è stata una stagione che ha sconvolto la nostra storia climatica. È l’estate del 2003. L’Europa suda. Ci sono picchi di 40° C. Italia e Francia soffrono di più di tutte. La sanità pubblica non dimenticherà mai, neppure quel momento. E neanche gli obitori. Le vittime furono 20.000, solo in Italia, mentre l’Europa, nel complesso, ne pianse più di 70 mila. Numeri da record, anime che non sarebbero più tornate. La maggior parte di loro, anziani, isolati, indigenti. Si trattò dell’estate più bollente dei precedenti 500 anni. Una cosa mai vista da chi esisteva né da chi aveva lasciato un’eredità scientifica su questo argomento. Si cominciò a ragionare a lungo sulle cause, ma tanto già si sapeva dove si sarebbe andato a parare: tutta colpa del cambiamento climatico. E difatti è così.

Nel corso degli ultimi lustri gli uragani si fanno sempre più cattivi, il livello di siccità aumenta, il mare s’ingrossa, la sua forza sembra inarrestabile. È la concentrazione di gas serra nell’atmosfera a provocare i danni peggiori e irrimediabili. È come se la Terra riuscisse a sopportare sempre più alte temperature, a dispetto del nostro corpo, omologato per un certo clima, per una certa sensibilità di aria calda ricevuta dall’esterno, creato con un processo induttivo di difesa attraverso sudorazione e vasi sanguigni all’opera. Ma quando i corpi si fanno più deboli, o sono appena nati, il colpo di calore può essere letale. Nel 2019, sempre in Europa, sono stati registrati picchi di 46° C.

Ma a prescindere dalla componente assassina del caldo, forse non tutti sanno che questo clima, se non sarà domato quanto prima, attraverso la riduzione drastica degli inquinanti a gas serra, comprometterà sempre di più – già lo fa in abbondanza – la resistenza della rabbia. È infatti acclarato che il caldo produca violenza nell’uomo e minore rendimento da parte di studenti e lavoratori.

Ma qual è la temperatura media che il nostro corpo sopporta? Si è studiato che in 10 mila anni gli esseri umani abbiano sopportato una temperatura media di circa 13° C. Ciò significa che quello che possiamo sopportare è poco di più di questo, non oltre. E quando le cose peggioreranno cosa faremo?

Migrare è possibile, certo. Ma seremo tantissimi a scegliere località che godono di climi ancora miti. Mentre le zone più calde, desertiche, saranno comunque abitate da individui che contrasteranno il caldo, se potranno permetterselo, con il condizionamento dell’aria. Questo, nella reazione a catena, sconvolgerà ancora di più l’inquinamento, producendone di ulteriore e aggravando di fatto la condizione terrestre a livello climatico.

L’aria condizionata prima di qualche anno fa era un lusso che potevano permettersi in pochi. Non tutti potevano vantare un condizionatore domestico. Oggi, è legge, molti posti devono consentire il raffreddamento dell’aria attraverso sistemi di areazione installati nei soffitti o tra le pareti, perché sarà questo l’unico modo per salvaguardare la vita dei più fragili. Ma con questi sistemi non possiamo fare molto per l’ambiente. Sono ancora progettati per inquinare, per trasmettere gas, e il loro consumo di energia elettrica è tutt’altro che economico.

Nausea, eruzioni cutanee, vertigini e stordimenti sono solo alcuni dei sintomi che produce il caldo eccessivo nel nostro abitacolo organico. Anche vomito e perdita di conoscenza. Il colpo di calore, non è sorprendente, danneggia il cervello, cuore, reni e muscoli portando in gran fretta al decesso. Siamo sempre più vulnerabili al caldo. Per questo occorre impiegare la tecnologia per innovare i sistemi di rinfrescamento degli ambienti, o se possibile, di tolleranza del nostro corpo.

Il caldo però non è solo una questione organica e funzionale del nostro corpo. In genere, ogni cambiamento umano è un cambiamento sociale che va a peggiorare drasticamente le condizione dei meno privilegiati e a favorire la solita oligarchia in una forbice sempre più tesa, sempre più larga, sempre più tagliente.

Entro la fine del secolo si prevede un aumento di 3 gradi. Cosa fare allora? Impiegare tutto ciò che è in nostro potere per salvaguardare ciò che si può ancora recuperare attraverso una architettura idonea, sempre più aggiornata, o l’impiego di vegetazione e pannelli ombra, tutto sarà necessario e contribuirà a una buona causa, soprattutto l’impegno da parte dei paesi più più industrializzati ad inquinare sempre meno.

[Redazione]

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