
Riapre a Milano presso il Museo del Novecento la meravigliosa Galleria del Futurismo. E lo fa in grande stile con una veste completamente rinnovata per accogliere i visitatori provenienti da ogni parte del mondo.
Milano globale, Milano metropolitana e visionaria, Milano che lascia spazio, perché ne crea sempre di nuovo in ogni anfratto della sua città. Milano che vive di futuro. E di futurismo. Solo una città come lei può ospitare all’interno del Palazzo dell’Arengario, che dal 2010 è casa del Museo del Novecento, un percorso culturale interamente dedicato a quel movimento artistico, letterario e musicale partito dall’Italia dei primi anni del Novecento e che si declinò nelle migliori espressioni avanguardiste europee.

Il nome Futurismo fu voluto dal poeta Filippo Tommaso Marinetti e proprio a Milano nel febbraio 1910 si riunirono i pittori Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Gino Severino e Luigi Russolo per firmare quello che sarebbe stato il primo Manifesto dei pittori futuristi, a cui è dedicato questa prestigiosa Galleria d’arte la cui riapertura è stata curata da Anna Maria Montaldo e da tutto il Comitato scientifico composto da Flavio Fergonzi, Danka Giacon, Maria Grazia Messina, Antonello Negri, Iolanda Ratti e Claudio Salsi.
A febbraio del 2019 «è stato inaugurato il nuovo allestimento della collezione Marino Marini e degli spazi al quarto piano (ala di Palazzo Reale), cioè le sale dedicate all’arte della fine degli anni Cinquanta fino alle soglie degli Ottanta», si legge sul sito del Comune di Milano al comunicato stampa ufficiale.
Il salone ospitato al secondo piano del Museo ha subito un vero e proprio restyling non solo nei nuovi assetti spaziali ma anche nel modo di rendere possibile e accessibile la fruizione e la contemplazione delle opere. «Nel nuovo riallestimento la Sala riacquista la propria vocazione monumentale, grazie al sistema allestitivo e illuminotecnico a cura di Italo Rota con Alessandro Pedretti. Il nuovo sistema di illuminazione innovativo, che abbina una luce diffusa ad accenti puntuali sulle singole opere, è stato realizzato da Artemide appositamente per il Museo del Novecento».
Ma la Galleria del Futurismo è soprattutto l’esaltazione dell’innovazione. I capolavori esposti sono celebrati anche dal cinema d’avanguardia futurista trasmesso nelle videoinstallazioni volute per ricreare il clima sperimentale dei primi anni del Novecento. Immancabili i Manifesti futuristi che si susseguirono in quel periodo, oltre ai lavori dell’architetto Antonio Sant’Elia e Giacomo Balla.

«I capolavori futuristi sono esposti considerando non solo l’evoluzione tecnico-pittorica dei Maestri del periodo, ma anche la vicinanza tematica e stilistica delle loro opere. Il percorso, che vede esposti capolavori di Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla e Gino Severini, per indicare i più importanti, si arricchisce delle opere della collezione Antognini Pasquinelli, quattro dipinti esposti per la prima volta in questa occasione: Crepuscolo di Boccioni, Paesaggio toscano di Severini, Velocità d’automobile + luci di Giacomo Balla e un ritratto di Mario Sironi, Figura futurista (Antigrazioso). Le opere sono poste in dialogo con i capolavori futuristi delle collezioni civiche, cresciute negli anni grazie all’incontro tra accorte politiche collezionistiche pubbliche e private.
La Galleria segue due racconti paralleli: mentre la parete principale testimonia con indiscussi capolavori le sperimentazioni pittoriche degli artisti intorno ai temi tipici da loro prediletti – i soggetti di vita urbana, la bellezza del movimento e della macchina, l’entusiasmo patriottico – le opere dell’altra parete, negli spazi tra le colonne, raccontano la pittura e la scultura futuriste attraverso soggetti tradizionali come la figura e la natura morta. La sala si chiude con il celebre bronzo boccioniano Forme Uniche della Continuità nello spazio (1913) che sfida i limiti di pesantezza e staticità della materia attraverso la celebrazione del moto che si estende dal corpo nudo in cammino allo spazio che lo contiene».
Il pubblico è di nuovo accolto in un luogo sacro per l’arte del Novecento che mette in mostra la bellezza di un periodo storico che vedeva contrapporsi due facce della stessa medaglia: progresso per il bene dell’umanità attraverso l’arte, la comunicazione e la scienza, e progresso a favore della guerra, dei conflitti e della supremazia.
La storia volse là dove tutti conosciamo ma il lascito di questi grandi artisti, dei loro prosecutori morali, resta un messaggio divinatorio che ci proietta sempre più in là rispetto al luogo e al tempo in cui viviamo.
Per saperne di più: Museo del Novecento | Milano