
Nasce a Frosinone nel 1987. Compiuti 24 anni è invitato alla 54ª edizione della Biennale di Venezia. In questa occasione riceve la Medaglia Pontificia per l’opera di marmo dedicata a Papa Benedetto XVI che nel 2016 si spoglierà con Hamemus Hominem. È qui che Jacopo Cardillo diventerà JAGO, uno degli artisti più amati e più seguiti dall’Europa all’America passando per la Cina. Nel mondo si parla ovunque delle sue sculture “viventi” che sanno impressionare come fossero fermoimmagine della nostra memoria, stralci di una storia realmente vissuta.
Il marmo, con le mani di JAGO, è materia incandescente che non sa uccidere, al contrario, dà vita; vita che si modifica nel tempo, che si aggiunge a nuova vita grazie alle geniali idee del suo creatore. Una delle sue opere più famose è volata in cielo, letteralmente, partendo da Napoli, dove l’artista ha deciso di stabilire il suo studio lasciando quello a New York, – cosa che ci dovrebbe ancora più inorgoglire.
In occasione della missione Beyond dell’ESA (European Space Agency), The First Baby, la riproposizione di un feto di bambino lascia la Terra per raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale con Luca Parmitano. Quel feto è la speranza di un’umanità migliore e da questa opera, in piena pandemia, l’artista è chiamato dalla sua anima a ricercare una nuova immagine di quella stessa umanità. Ecco quindi Look down: l’uomo incontrato per strada, il bimbo che è in ogni homeless, in ogni senzatetto, in ogni individuo schiacciato dall’incuranza della società.

In questi giorni e fino a febbraio 2022 si potrà contemplare la magnifica Pietà di JAGO, appena inaugurata presso la Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo a Roma. In quest’opera la grandiosità della materia è pari al dolore che suscita. È molto difficile resistere a quella contrazione muscolare eternamente impressa nel volto, al non sentirsi vicini, se non lui, di fronte al dolore che solo la morte di un figlio può scatenare, alla maledizione di un destino infausto che con Dio forse non ha niente a che vedere.
Il suo protagonista, il padre, indossa il volto del creatore che si è assunto l’incarico di ricevere il corpo inanimato di un figlio. Anche se tutto in quest’opera sembra anima, che ancora aleggia in quei corpi, sono la vita e la morte che si trasferiscono da corpo a corpo. In questa Pietà, che in tanti hanno definito maschile, noi ci vediamo invece la condensazione, al netto del genere, dell’attimo che suggellerà l’urlo non ancora urlato e la lacrima non ancora pianta. Ci vediamo la maternità nella stessa Pietà che viviamo noi nei confronti dei suoi protagonisti, le milioni di pietà che esistono ogni giorno nello scambio giusto, e a volte ingiusto, come in questo caso, tra vita e morte.
In questa incredibile realizzazione plastica, fatta con marmo bianco di Carrara, il nostro artista riesce a raggiungere livelli di maestria che ultimamente hanno raggiunto in pochi. Riconosciuto da molti come il nuovo Michelangelo, Jacopo mantiene, invece, una speciale umiltà, l’aria sommessa e silenziosa di un artista che parla con i suoi capolavori, che esprime le opinioni che mettono d’accordo per un momento l’intera umanità. È difficile non prendere parte alle sue battaglie, d’altronde. Non unirsi al suo fianco in questa guerra bianca, come il suo marmo.
JAGO è anche l’artista del dono, non solo il social media artist, colui che è in grado di esporre e diffondere il messaggio meglio di chiunque altro, no. JAGO sa anche regalare la sua arte, sebbene sia la cosa più preziosa che possiede. Non teme che questa non possa essere compresa da chi non è del settore, del suo stesso livello culturale e artistico. Anzi, dona a tutti indistintamente. Senza vernissage, sfarzi inutili, l’artista è il mondo, invece, come un’unica cosa, un’unica materia.

Così la Chiesa di San Severo a Capodimonte riceve in dono Il figlio velato, un omaggio del Cristo velato nella Cappella Sansevero. Ecco che Look down è donata a Piazza del Plebiscito a Napoli, come sprone a guardare chi sta peggio, chi sta solo, chi non ha nulla. La noncuranza di questa società sembra essere lo spigolo più arcigno della sua chiave di scrittura. Per questo nella materia che sceglie per le sue opere ci mette tutta la vita che può, i lasciti ricevuti, il fare, la conoscenza acquisita e quella che ancora deve arrivare. In questo c’è la grandiosità di JAGO, nel mettersi al pari di chiunque, nell’accettazione delle diversità del complesso meccanismo che ancora oggi esula l’arte dalla massa.
È di certo la materia la vera protagonista di questo meraviglioso percorso artistico, non una materia a caso, ma il marmo bianco, utilizzato dallo stesso Michelangelo. Come affermava il padre del Rinascimento italiano: «Non ha l’ottimo artista alcun concetto ch’un marmo solo in sé non circoscriva col suo cuperchio, e solo a quello arriva la man che ubbidisce all’intelletto», e cioè l’idea dello scultore bravo è già insita nel marmo, anche se vi è posta materia inutile, in eccesso, che lentamente sarà tolta. Solo dando accortezza a questa idea la mano raggiunge la sua opera distinguendola dal resto.
E così che fa JAGO. E così che fa un creatore.
REMIND
Sede: Cappella del Crocifisso, Basilica di Santa Maria in Montesanto (Chiesa degli ArAsA) – Piazza del Popolo 18 – Roma Durata: dal 1 ottobre 2021 al 28 febbraio 2022
Ingresso gratuito dal lunedì alla Domenica dalle ore 13 alle ore 19
https://www.instagram.com/jago.artist/
[Redazione]