È nato l’Osservatorio contro le fake news

È nato a settembre di quest’anno l’Osservatorio contro le fake news, o meglio l’Italian Digital Media Observatory (IDMO) presentato nella Sala delle Colonne dell’Università LUISS Guido Carli. Il primo laboratorio di analisi e contenuti mediali in Italia voluto con lo scopo di diventare un punto di riferimento per contrastare la disinformazione indotta dalla divulgazione, sempre più incontrollata, delle notizie prive di fondamento giornalistico e del tutto false.

La Commissione Europea ha dato così vita a una rete di studiosi in otto Paesi europei tenuti insieme per analizzare, attraverso programmi innovativi di analisi del testo e reporting, lo stato di salute dell’informazione che circola attraverso i social media. Questo progetto non si ferma al mero dato, all’analisi dei contenuti e alla pubblicazione di statistiche inerenti a questo fenomeno così diffuso, ma cerca di indagare più approfonditamente le pratiche sociali che inducono alla sua distribuzione opponendo ad esso nuove strategie, quali la e-literacy e il fact-checking.

Per e-literacy s’intende l’alfabetizzazione digitale, ossia la capacità degli individui di agire attivamente all’interno del processo di digitalizzazione dell’informazione in modo sempre più sapiente, corretto e coerente. Alfabetizzare al digitale ha il vantaggio di recuperare un gap tecnologico divenuto con il tempo molto profondo tra gli svantaggiati del sistema (anziani, disoccupati, indigenti) e coloro che hanno accesso facilmente alle dinamiche offerte dalla rete e dalle tecnologie in genere. Con il fact-checking ci si riferisce alla verifica dei fatti, al controllo indispensabile che avviene su due piani differenti: veridicità dei contenuti e affidabilità delle fonti.

L’IDMO è coordinato dall’Università LUISS Guido Carli in associazione con RAI, TIM, Gruppo GEDI di La Repubblica, Università Tor Vergata, T6 Ecosystem, Newsguard, Pagella Politica, con Allience of Democracies Foundation, Corriere dalla Sera, Fondazione Enel, Reporters Sans Frontie’res, The European House Ambrosetti.

Con una squadra così il nuovo osservatorio, supportando le attività promosse da EDMO, l’Osservatorio Europeo dei Media Digitali, già in azione contro la disinformazione a livello europeo, avrà il compito di monitorare il livello della nostra conoscenza e delle modalità di reperimento di notizie d’attualità e di sapere attraverso le tecnologie digitali.

Sarà comunque fondamentale porre al centro di questi studi la discriminazione di cui risente una parte della nostra popolazione, a causa di quel digital divide, peggiorato dai lockdown imposti dalla pandemia in atto. Lo aveva già dimostrato il report sulle disuguaglianze digitali, promosso da “Con i Bambini” e “Openpolis“. La pubblicazione risalente a un anno fa evidenzia una differenza di strategia in termini tecnologici tra Nord e Sud, come prevedibile e temibile. La velocità di connessione, la mancanza della banda larga, ad esempio, è uno di quei fattori che incide negativamente nei piccoli centri di provincia sulla possibilità di ricevere la dottrina digitale.

Proprio durante i precedenti lockdown questo studio ha dimostrato che il 41,9% dei minori, costretti a studiare in casa, vive in un’abitazione sovraffollata e il 12,3% dei minori in età scolare non dispone neppure di un computer. Al Sud questo dato sale tragicamente al 20%.

Ma è crescendo che si peggiora, aumentando di fatto lo stato di povertà. Circa il 20% delle famiglie con tre o più figli vive in una condizione di povertà assoluta. Queste disuguaglianze pesano profondamente sull’educazione, anche digitale, dei ragazzi. È una vera e propria emergenza che ha a che fare con elementi di questa società che non possono essere sottovalutati per un migliore, e più chiaro, approfondimento della materia fake-news o, al contrario, della vera e necessaria informatizzazione digitale.

I dati di questo studio espongono un quadro davvero allarmante: la quota di giovani italiani (tra i 16 e i 19 anni) che hanno a che fare con strumenti digitali è più bassa (64%) rispetto alla media UE, pari all’83% con 20 punti che ci separano da Regno Unito, Germania e Spagna.

E se in Europa i ragazzi sono formati in modo sostanziale anche sulla base dei quotidiani e dell’informazione online, l’Italia, contrariamente alle tante vittorie ottenute quest’anno in moltissimi ambiti, ultimo il Nobel, è penultima nella classifica dei paesi europei dove i giovani leggono di più i giornali online.

Uno scenario che deve modificarsi per garantire a tutti l’accesso alle fonti d’informazioni, al sapere e contribuire così attivamente al processo di democratizzazione digitale.

[Redazione]

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